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Venezia - parte IV

  • Immagine del redattore: Salvatore Giglio
    Salvatore Giglio
  • 1 gen 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 4 mar 2022

Oltre agli incarichi di allestimento elettrico navale, Tecnica Impianti si era aggiudicata all'epoca in cui ho lavorato lì due importanti commesse impiantistiche per conto della AVM S.p.A.



Lavori di adeguamento per due Autorimesse Comunali dell'AVM a Venezia

L' AVM è l'Azienda Veneziana della Mobilità, una società del Comune di Venezia, titolare dei contratti di servizio per il Trasporto Pubblico Locale sia per il territorio comunale che per la Città metropolitana che è anche proprietaria delle principali autorimesse comunali della città lagunare.


Il due contratti riguardavano l’installazione di due diversi impianti di sistema all'interno sia della monumentale Autorimessa Comunale, innestata tra Piazzale Roma e il Ponte della Libertà che presso quella ubicata sotto il Centro Culturale Candiani, a Mestre. I lavori consistevano nella posa in opera di :

  • un certo numero di telecamere e di postazioni citofoniche ubicate nelle aree parcheggio comuni col fine di collegare l’utenza con i gabbiotti dei vari operatori responsabili di piano del parcheggio o, nell'altro caso, con quelli della guardianeria del Candiani;

  • una serie di rivelatori GPL e Metano ubicati in punti strategici delle due Autorimesse destinate agli autoveicoli impieganti questo tipo di carburante che, in caso di perdite dai serbatoi o dalle condotte degli stessi, segnalavano il problema nelle guardiole di competenza e attivavano delle potenti elettroventole presenti nella struttura per un veloce ricambio dell’aria.

In corso d’opera, mentre operavamo al Candiani, Tecnica Impianti ricevette anche la commessa per:

  • risolvere un problema elettrico legato alla durata dei tubi neon del garage, perché sottoposti alle continue vibrazioni prodotte dai veicoli;

  • trasformare un centinaio di neon in lampade d’emergenza, montando i relativi equipaggiamenti nelle lampade;

  • la ripetizione dei segnali delle telecamere e dei comandi della portineria del garage in un ufficio esterno al parcheggio situato al piano terra di uno stabile limitrofo.

Eseguimmo questi lavori senza sospendere l’attività delle Autorimesse e per farlo ci trasformammo letteralmente in operai stradali, indossando i gilet catarifrangenti arancioni e munendoci della caratteristica segnaletica verticale da cantiere con i coni stradali, le lampade ad intermittenza gialle, i cartelli di deviazione, le palette per fermare eventualmente le auto mentre spostavamo il trabatello, gli scaletti, le cassette degli attrezzi e le pesanti bobine di cavo.


All'Autorimessa di Piazzale Roma il lavoro fu veloce e divertente anche se faceva un caldo pazzesco e a me mancavano tutte le comodità che avevo ai Cantieri navali in termini di mensa, distributore automatico del caffè e bagni.


In quel garage si pagava tutto ed era tutto carissimo: considerate che una lattina di Pepsi da 33 cl ai distributori costava 2,50 €, mentre un semplice tramezzino 7 €; parliamo del 2005, quando la percezione dell’euro si misurava ancora con la vecchia valuta.


Restano nella storia di quel cantiere le proteste giustissime di uno studente veneziano che era andato a pagare le tasse alla Ca’ Foscari e che si vide presentare un conto di ben 27€ per meno di un’ora di parcheggio.

Garage Candiani
Snapshot del Centro Culturale Candiani a Mestre tratto da Google Street View; nel riquadro l’accesso al garage sotterraneo.

Al Candiani, invece, il lavoro fu più pesante e lungo dell'altro, anzitutto per la scarsa illuminazione dei locali senza contare poi la pausa pranzo che diventò ancora più costosa data la location turistica, anche se offriva la vista del continuo sciamare umano in una combinazione unica di colori, idiomi e bellezze racchiuse nella straordinaria cornice architettonica di Piazza Erminio Ferretto a Mestre.



Il Razionalismo futurista dell'Autorimessa Comunale a Piazzale Roma

Autorimessa Comunale anni '30
Foto dell'Autorimessa Comunale scattata da Piazzale Roma, 1934 tratta dal Fondo Giacomelli, cat. GN002751 - Tesi di laurea Barbieri.

La bella tesi di laurea di Francesco Barbieri, presentata a conclusione del ciclo di studi per la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nell'ambito del C.d.L. specialistica in Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici, intitolata: «l’Archivio Giacomelli - Fonti fotografiche per la storia della “Grande Venezia” 1920 – 1940» presentata nell'Anno Accademico 2008 - 2009, chiarisce chi progettò quella che è stata la più grande autorimessa coperta di Europa fino alla fine degli anni ’50. Ecco quanto scrive Barbieri a pag. 18 del suo accurato lavoro:


«Il tema dell’accessibilità alla Venezia insulare assume senza dubbio un ruolo fondamentale nella formazione e nello sviluppo di una “più grande Venezia”. Nel periodo a cavallo degli anni Trenta del Novecento si assiste ad una serie di trasformazioni urbanistiche, che hanno definitivamente modificato l’assetto secolare della città storica. In questo contesto va letta l’opera dell’Ufficio Tecnico Comunale (Direzione Lavori e Servizi Pubblici), guidato dall’ing. Eugenio Miozzi (1889-1979), progettista dalle indubbie capacità tecniche e dotato di una spiccata sensibilità urbanistica. Miozzi è l’autore delle importanti opere infrastrutturali che ancora oggi costituiscono le porte di accesso alla città. Tra il 1933 e il 1935 vennero inaugurati:

  • il ponte automobilistico translagunare;

  • il terminal di Piazzale Roma, con l’autorimessa comunale e gli approdi per i vaporetti, con funzione d’interscambio terra-acqua;

  • il ponte degli Scalzi sul Canal Grande, di fronte alla stazione ferroviaria, per regolarizzare i flussi pedonali da e verso Piazzale Roma;

  • il Rio Novo, un canale di navigazione per consentire una comunicazione acquea più rapida tra Piazzale Roma e il Canal Grande.».

Più in dettaglio, a pag. 30, Barbieri chiarisce ancor meglio la costruzione dell’Autorimessa Comunale:


«La fotografia ritrae l’autorimessa comunale di Piazzale Roma, inaugurata nel 1933 poco dopo l’apertura del terminal automobilistico. Sorge sul lato destro del piazzale, per agevolare il flusso del traffico in entrata. Il progetto, redatto dell’Ufficio Tecnico Comunale in collaborazione con l’Azienda Generale Italiana Petroli e l’Istituto Nazionale Immobiliare, prevedeva la costruzione di due grandi corpi di fabbrica dell’altezza di sei piani, collegati alle estremità da due rampe elicoidali per l’ingresso e l’uscita


Foto del cantiere dell'Autorimessa
Foto del cantiere dell'Autorimessa con il corpo della rampa elicoidale in costruzione, 1933 (Università IUAV di Venezia, Archivio Progetti, Fondo Eugenio Miozzi 2.fot/060);

delle autovetture. Tuttavia, come si può notare nell'immagine, l’edificio è realizzato soltanto a metà. Si ritenne infatti sufficiente, in relazione al fabbisogno di allora che prevedeva una capienza pari a 1.000 autovetture, costruire uno solo dei due corpi di fabbrica e rimandare la realizzazione del secondo in caso di aumento considerevole del numero dei veicoli (la seconda porzione dell’edificio verrà costruita soltanto nel secondo dopoguerra).

Il complesso venne celebrato dalla stampa dell’epoca per la sua grandiosità e funzionalità. L’edificio, esempio significativo di architettura razionalista, venne annoverato tra le grandi opere compiute dal fascismo per traghettare la città verso una “nuova era di potenza economica e splendore civile”. La struttura era dotata di numerosi servizi. Oltre al posteggio per le vetture, al suo interno si trovavano: un bar, alcuni negozi, spazi espositivi per le aziende produttrici di automobili, officine e stazioni di rifornimento, un ufficio telegrafico, un commissariato di polizia, un posto di pronto soccorso, un’agenzia per il noleggio delle autovetture ed infine un ufficio per il turismo.

L’autorimessa doveva fungere da “catalizzatore” del flusso turistico nazionale e internazionale, attirato dalle numerose iniziative che stavano sorgendo in quegli anni (la Mostra del Cinema, il Casinò del Lido, gli alberghi, gli stabilimenti balneari). Tuttavia, si prevedeva il suo utilizzo anche da parte dei veneziani, non più “costretti” a lasciare le loro auto nei lontani garage di Mestre.».


Nel corso degli anni questa struttura dai tratti così evocativi non ha perso ne il suo fascino ne le sue numerose funzionalità, se non lo spostamento in altra sede del Commissariato di P.S. e dell’Ufficio Telegrafico.


Nel 2019 l’Autorimessa Comunale ha ospitato, in occasione della Biennale, i lavori site specificPea Brain” di Monica Cuoghi e Claudio Corsello, due tra gli artisti più rappresentativi della Street Art italiana.


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